Il coach è una persona che se vuole fare in modo corretto questa professione e vuole continuare a lavorare nel tempo riuscendo a farsi “sponsorizzare” dal suo ultimo cliente, beh allora deve necessariamente avere alcune caratteristiche.
“Empatia reale”, ovvero con questa terminologia intendo non la solita traduzione che “deve sapersi mettere nei panni dell’altro” che ormai lo sanno anche le pietre, ma intendo che sia realmente in grado di “annullare il giudizio di valore” rispetto al suo cliente, e si mette nella fase di totale “apertura” rispetto al Coachee.
“Sensibilità umana” intesa come la capacità di “vibrare con l’altro”, capacità che pochi hanno realmente e che quindi sarà per definizione una delle caratteristiche che farò di un Coach un semplice e mero esecutore della procedura del coaching o un Grande Coach.
In grado di trasformare il “freddo” in “caldo”, una “procedura standard” in “una carezza sartoriale” appositamente create per quel momento e per quel cliente.
“Ascolto attivo” delle sfumature che vengono dette e di quelle che “non vengono dette a voce” ma a volte solo accennate altre volte molto ben esplicitate dalla comunicazione non verbale.
Sappiamo bene noi che lo utilizziamo che l’ascolto attivo è l’insieme dell’attività dell’Osservare e dell’Ascoltare, perché mettendole insieme possiamo verificare se in quel momento il Coachee è “coerente” o meno con quello che sta dicendo a voce, pratica che alla fine chiamiamo “calibrazione”.
Questi sono i tre ingredienti di spicco, poi siamo d’accordo che ulteriori altre competenze di cui il Coach dispone possono solo essere un valore aggiunto.
Da quello che stai leggendo possiamo dire che l’attività del coaching comunque richiede molta attenzione, delicatezza e tanta esperienza grazie alla quale il bravo coach saprà estrapolare i suoi stessi punti di forza e potenziare i suoi punti di debolezza.
Se non riusciamo noi coach ad accorgerci di questi aspetti e decidere di lavorarci per la nostra personale crescita, diventerà difficile far credere ad un coachee che saremo in grado di aiutarlo veramente, ed il rischio è di finire a fare il “falso coach” che racconterà di essere straordinario, di avere una vita senza problemi, di essere riuscito a funzionare in modo egregio su tutto, nello sport, in famiglia, nei rapporti interpersonali…. ed amenità del genere.
La verità è che finirà a lavorare solo per i soldi!!
Un Coach deontologico e capace dà vita a sessioni di coaching utili e funzionali per il coachee che espleteranno in sessioni di solito di un’ora e massimo due, almeno questo nella mia esperienza.
Il Coach deontologico NON DIRÀ MAI al proprio coachee che cose potrebbe o dovrebbe fare, MAI!! Questo è uno degli elementi che dovrebbe a te coachee farti scattare l’allarme che è meglio smettere di recarti da quel “falso coach”.
Un Coach etico si adopererà per fare delle BUONE DOMANDE perché grazie a loro ecco che il coachee andrà in una ricerca interiore per trovare la sua miglior risposta possibile.
Le domande sono tutte rivolte verso la realizzazione degli OBIETTIVI CHE IL COACHEE SI PONE E CHE ANCORA NON è RIUSCITO A REALIZZARE, MOTIVO PER IL QUALE HA DECISO DI RIVOGERSI AL Coach, per avere supporto e stimolo adeguato a produrre “processi auto generativi di prestazione”.
Questo fa un bravo Coach!! Niente di più e niente di diverso. Il nostro compito è favorire e stimolare “nuovi” comportamenti in coloro che purtroppo per diversi motivi tendono ad agire comportamenti vecchi o sclerotizzati in fasi di comfort non più utili e pertinenti per i nuovi risultati che il coachee si prefigge.
Quindi, il Coach ha il compito di aiutare il coachee ad esplorare, a migliorare la sua comprensione verso i limiti, a scoprire nuove risorse per trasformare il “non ci riesco” in “adesso ho compreso come fare”, ad aumentare la propria coscienza, attraverso correttezza, deontologia, buone pratiche, sincerità, onestà intellettuale, utilizzo adeguato della dialettica, energia orientata agli obiettivi condivisi.
Come dire…tutto qui.