Come indica la sua definizione, l’intelligenza emotiva consiste nella capacità soggettiva di riconoscere, distinguere, catalogare e gestire le emozioni personali e degli altri.
Un simile concetto è stato formulato per la prima volta circa 20 anni fa da parte di psicologi statunitensi, diffondendosi poi in maniera capillare dopo la pubblicazione, nel 1995, del saggio “Intelligenza emotiva: Che cos’è e perché può renderci felici” di Daniel Goleman.
Questo trattato propone un programma di “state of mind” applicabile soprattutto all’organizzazione aziendale, con lo scopo di migliorarne il business.
Nel corso degli anni e in seguito a varie interpretazioni da parte di specialisti del settore, l’intelligenza emotiva si è sviluppata e differenziata secondo differenti modelli teorici, corrispondenti a diverse finalità.
Approfondimenti:
Che cos’é l’intelligenza emotiva
L’intelligenza emotiva, come il mindset, è un particolare atteggiamento mentale in grado di gestire correttamente le percezioni sensitive proprie e altrui, con lo scopo di raggiungere obiettivi vantaggiosi.
Uno dei suoi requisiti fondamentali corrisponde al quoziente emozionale, che incarna appunto la capacità di razionalizzare dal punto di vista logico le emozioni.
Si tratta di un’operazione non certo facile e neppure immediata, dato che presuppone una particolare sensibilità collegata a una notevole intelligenza, caratteristiche che si completano per migliorare la leadership emotiva e fare la differenza per sé stessi e per le persone con cui si ha a che fare.
In linea generale si può concepire tale disciplina come un utile supporto per promuovere la crescita personale, applicabile non soltanto a livello soggettivo, ma anche inter-relazionale.
Infatti l’intelligenza emotiva viene sfruttata ampiamente nel settore aziendale per incentivare le interazioni tra impiegati e con i superiori.
Il concetto di crescita personale comprende anche lo sviluppo intellettuale e sensitivo della persona, due aspetti di estrema rilevanza per raggiungere quell’equilibrio psico emotivo che sta alla base di qualsiasi rapporto.
Le emozioni, secondo questa disciplina, devono essere percepite, gestite, comprese e utilizzate per un fine vantaggioso, soprattutto per risolvere problemi e ottenere successo.
Per dare una definizione attendibile di intelligenza emotiva si potrebbe dire che si configura in un mix di:
- Autocontrollo.
- Empatia.
- Motivazione.
- Logica razionale.
- Capacità d’adattamento emozionale.
Secondo il modello di Goleman, I.E. può applicarsi a 2 tipi di competenze
Competenza personale
Corrisponde al controllo su sé stessi e che dipende da:
- Consapevolezza (riconoscere i propri limiti e le proprie risorse)
- Padronanza di sè (saper dominare impulsi e pulsioni)
- Motivazione (essere in grado di cogliere le occasioni quando si presentano)
Competenza sociale
Prevede la gestione dei rapporti interpersonali e che dipende da:
- Empatia (capacità di soddisfare le esigenze altrui e di interagire all’interno di gruppi sociali di qualsiasi genere, favorendo l’instaurarsi di legami proficui e duraturi)
- Abilità sociali (tendenza a saper individuare negli altri gli aspetti meglio caratterizzanti le loro potenzialità, per favorire l’instaurarsi di legami tra membri di un gruppo).
L’intelligenza emotiva offre prestazioni ad ampio raggio, riferite non soltanto al singolo, ma soprattutto ai team di persone accomunate dai medesimi obiettivi.
A cosa serve l’intelligenza emotiva
Essere intelligenti spesso non è sufficiente per avere successo nella vita, mentre invece la capacità di interagire in maniera corretta con sé stessi e con gli altri, sapendo gestire le proprie e le altrui emozioni può essere un’ottima base di partenza per arrivare in alto.
Un’abilità del genere, che prende il nome di intelligenza emotiva, è senza dubbio uno dei requisiti fondamentali per avere una comunicazione efficace e sviluppare e gestire le relazioni con gli altri profonde, solide e positive nella sfera privata e soprattutto professionale.
L’I.E. serve sostanzialmente per due finalità:
- Identificare la componente sentimentale (propria e altrui).
- Imparare a gestirla nella maniera migliore.
Secondo le più recenti linee guida, l’intelligenza emotiva si conferma un vantaggioso supporto nel mondo lavorativo per aumentare il giro d’affari delle aziende basandosi sul miglioramento delle relazioni interpersonali dei dipendenti.
Molti leader la considerano un requisito primario durante i processi di selezione del personale, poiché la presenza di un elevato quoziente di intelligenza emotiva è tipico di persone:
- Collaborative.
- Motivate.
- Razionali.
- Orientate verso il successo.
Se il concetto di intelligenza è ormai acquisito da tempo, la sua componente emotiva deriva da conoscenze molto più recenti e riferibili agli studi di Goleman.
L’utilità di questa disciplina, che consiste nel mettersi in ascolto di se stessi e degli altri, è impostata a creare relazioni positive e produttive, disinnescando le conflittualità e i contrasti per lavorare all’interno dell’azienda nella più completa armonia.
È ormai un dato di fatto che impiegati e anche manager di successo possiedono una notevole intelligenza emotiva che supporta le loro scelte mantenendo sempre un’ottica di:
- Rispetto.
- Confronto.
- Condivisione.
- Crescita personale.
I vantaggi derivanti da una simile impostazione consentono di gestire al meglio le condizioni di stress che normalmente insorgono in contesti pluralistici come quelli aziendali.
Perché è importante l’intelligenza emotiva
L’intelligenza emotiva è una competenza di grande importanza poiché secondo Goleman consente di raggiungere sei obiettivi, che sono:
-
Autoconsapevolezza
Consiste nella capacità di comprendere e nella capacità di riconoscere le proprie emozioni.
-
Autocoscienza
Si traduce nella precisa interpretazione delle percezioni emotive e intellettive che caratterizzano i propri valori.
-
Autogestione
Comprende la capacità di individuare gli obiettivi, creando le condizioni per raggiungerli.
-
Automotivazione
E’ la capacità di perseguire le proprie intenzioni con costanza, determinazione ed efficacia.
-
Coscienza sociale
Si traduce nella capacità di interpretare le emozioni altrui, empatizzando con gli altri.
-
Comunicazione
Riguarda la capacità di creare connessioni interpersonali, instaurando un dialogo costruttivo e vantaggioso.
Lavorare per raggiungere questi scopi rappresenta il significato dell’intelligenza emotiva e dei suoi impieghi, che sono estremamente vari poiché coinvolgono ricadute positive sia sulla sfera privata che su quella pubblica.
L’intelligenza emotiva viene proposta tantissimo nel coaching aziendale, soprattutto nel settore del management strategico, per migliorare la leadership aziendale basandosi su presupposti scientifici.
Caratteristiche dell’intelligenza emotiva
Per raggiungere la leadership, secondo Goleman, non sono sufficienti soltanto competenze tecniche, anche se di alto livello, e neppure un elevato quoziente intellettivo.
Occorre invece una componente irrazionale (emotiva) da applicare alla logica mentale:
- Secondo Goleman, esiste un quoziente emotivo (EQ) che si contrappone a quello intellettivo (IQ).
Considerato uno dei più imponenti business thinker, Goleman ha sintetizzato la sua teoria sull’intelligenza emotiva applicandola al contesto aziendale, per partire dal miglioramento delle relazioni interpersonali fino ad arrivare all’ottimizzazione dei rapporti aziendali.
Per sviluppare il self management bisogna partire dall’autoconsapevolezza, uno state of mind che consente di sviluppare correttamente i rapporti con gli altri.
Tra le caratteristiche dell’I.E., un posto di rilievo spetta all’empatia, che offre una corretta gestione delle emozioni personali e collettive per gettare le basi di rapporti proficui.
La gestione di se stessi viene impostata per migliorare la sintonia con gli altri agendo su due componenti:
- La prima interna (i leader devono essere in grado di gestire bene se stessi, secondo il concetto di self awareness).
- La seconda esterna, ovvero la capacità di sintonizzarsi sugli altri.
Test dell’intelligenza emotiva
Nonostante l’intelligenza emotiva venga considerato un criterio soggettivo e quindi difficilmente generalizzabile, esistono tuttavia due modelli utilizzati nei relativi test, che sono quello di Mayer-Salovey e quello di Goleman.
Test di Mayer-Salovey
Sono basati su 141 domande finalizzate ad analizzare quattro principali tipi di abilità personali:
- Percezione emotiva.
- Impiego delle emozioni.
- Comprensione delle emozioni.
- Gestione delle emozioni.
Test intelligenza emotiva di Goleman
Dipende da cinque settori, che sono:
- Consapevolezza di sè.
- Auto-regolazione.
- Abilità sociale.
- Motivazione.
- Empatia.
Nel primo caso il test si basa su una serie di problemi emotivi e di situazioni conflittuali che mettono alla prova le quattro tipologie di abilità previste dal test, nel secondo caso i quesiti sono incentrati su aspetti emozionali elaborati da Goleman.
Come per tutte le altre forme di intelligenza, anche quella emotiva non è innata ma può essere allenata mediante specifici esercizi.