Chi è Massimo Binelli e qual è stato il tuo percorso professionale?
Sono un Formatore e Mental Coach. Applico all’allenamento mentale la metafora dello sport. Sono stato un “azzurro” della Nazionale italiana di Pesistica, Gruppo sportivo della Polizia di Stato “Fiamme Oro”, nella mia carriera ho conquistato 11 primati italiani e sono tuttora un agonista in attività, seppure in uno sport diverso, l’atletica leggera, disciplina della velocità in pista, con risultati di livello internazionale, tra i quali un oro europeo nel 2016, conquistato nella staffetta indoor 4×200, un argento europeo del 2019 nella staffetta outdoor 4×400 e un recente bronzo europeo, di nuovo nella staffetta indoor 4×200.
Il mio percorso professionale è partito negli anni Novanta, con gli studi di Pnl, la Programmazione Neuro Linguistica, ovvero la disciplina attorno alla quale ruota la maggior parte delle tecniche di mental coaching. All’epoca vivevo, mi allenavo e studiavo a Roma. Vidi un annuncio su un corso di Programmazione Neuro Linguistica. Il nome mi incuriosì e così decisi di iscrivermi. Appena scoprii che la Pnl mi permetteva di dare un nome a ciò che già facevo per ottenere le mie migliori prestazioni sportive, ovvero che il dialogo interno, la visualizzazione e altri “trucchi” erano delle vere e proprie tecniche, non smisi più di studiare e approfondire la materia.
Nel corso degli anni ho ideato tanti progetti innovativi, a partire dal videocorso AtletaVincente.com, il primo in Italia che ha proposto un programma di mental coaching per atleti completo e pratico. Ho scritto il libro “Atleta Vincente. Strategie e tecniche per diventare campioni nello sport e nella vita”, pubblicato da Hoepli e diventato un bestseller, e ho creato ZonaVincente.com, una linea di integratori pensata per l’eccellenza delle prestazioni sportive. All’interno del mio sito MassimoBinelli.it, oltre alla biografia personale e al curriculum sportivo, metto a disposizione una quantità enorme di materiale dedicato alla crescita personale.
Sei stato campione della Nazionale italiana di pesistica, cosa ti porti dietro da quell’esperienza?
Nella mia biografia sportiva cito alcuni frammenti scritti negli anni Ottanta da Luciano Ferrari, una persona che ha significato molto per me. Ferrari parlava di un «bimbetto puntiglioso, orgoglioso, capace di andare in fondo alla tabella anche più “dura” con la tenacia di un adulto, lui gracilino con un visino su cui due occhi vivi parlavano di una acuta intelligenza». Mi porto dietro proprio il puntiglio, l’orgoglio e la tenacia, tre qualità che mi hanno consentito di raggiungere obiettivi importanti. Inoltre, il fatto di essere entrato in Nazionale a 14 anni, quando non esistevano i cellulari e per parlare con i miei genitori dovevo mettermi in fila davanti a una cabina telefonica con il sacchetto dei gettoni in mano, mi ha forgiato il carattere, perché ho imparato molto in fretta ad autogestirmi, anche finanziariamente, grazie al contributo che ricevevo dalla federazione.
Che cosa rappresenta per te il coaching?
“Fare coaching” significa creare le condizioni affinché nei miei coachee (il termine coachee indica colui che in un percorso di mental coaching viene “allenato”, è il “cliente” di un coach) si verifichino apprendimento e crescita, grazie alla piena conoscenza e alla consapevolezza delle risorse che emergono dentro di noi nel preciso istante in cui impariamo a osservarci. Sulla base di questa definizione, pertanto, come Mental Coach, fin dal primo giorno in cui ho iniziato a svolgere questa fantastica professione, mi ritengo un “facilitatore di consapevolezza, responsabilità e fiducia”.
Quanto è importante il coaching nel business e nello sport?
Intanto partiamo dalla definizione che io ho adottato, riguardo al coaching: un metodo di allenamento mentale indirizzato al miglioramento delle prestazioni e al raggiungimento di obiettivi attraverso la scoperta e lo sviluppo delle potenzialità individuali. Il coaching, dunque, è importante nella vita in generale, tant’è che nel mio libro spiego le ragioni per le quali, per me, sport e vita sono due facce della stessa medaglia, tant’è che uso costantemente questa metafora durante le sessioni di lavoro.
Oggi sono il Mental Coach di manager, imprenditori, liberi professionisti e atleti, di ogni livello. Alle Olimpiadi di Rio 2016, in sinergia con un tecnico che ha frequentato uno dei miei percorsi formativi, ho seguito un tiratore egiziano che è entrato in finale e ha disputato lo shoot-off per una medaglia, miglior risultato di sempre per il proprio Paese nella disciplina della fossa olimpica. Alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 una mia atleta ha ottenuto una medaglia d’argento nei 100 metri farfalla.
Che cosa fa esattamente un Mental Coach?
Il Mental Coach è un professionista che insegna al suo coachee ad usare gli strumenti necessari per identificare e formulare correttamente i propri obiettivi. Lavora sul potenziamento dell’autostima, insegna a gestire la tensione, agisce su motivazione, responsabilità e qualità delle prestazioni. Il coaching, dunque, è un approccio orientato all’azione: si parte dalla situazione presente (il “qui e ora””) per costruire un futuro migliore, puntando l’attenzione sul risultato da ottenere (la soluzione) piuttosto che lavorare sul problema da risolvere. Ne consegue che la condizione indispensabile affinché un processo di coaching abbia successo è la volontà della persona di crescere, di impegnarsi, di migliorarsi e di diventare artefice del proprio destino. Il Mental Coaching, in definitiva, è la costruzione di un sentiero in direzione della realizzazione personale, tracciato giorno dopo giorno, in modo consapevole e responsabile, dal cliente-esploratore assieme al Mental Coach, che rappresenta la sua guida.
Quanto è importante l’atteggiamento mentale rispetto alla competenza tecnica?
Nel mio libro parlo della Formula dell’Atleta Vincente e spiego che il valore di un vero Atleta Vincente, rapportato a 100, è il risultato di una somma di tre ingredienti: 25% competenza tecnica, 25% prestanza fisica, 50% potenza mentale. Non si tratta certo di percentuali rigorose, perché ovviamente possono variare, anche sensibilmente, da disciplina a disciplina, ma il messaggio è chiaro: un Atleta Vincente è l’espressione di un equilibrio tra un 50% formato da bagaglio tecnico e fisico e il restante 50% di potenza mentale. Nel professionismo la prestanza fisica e la competenza tecnica, infatti, sono al massimo livello possibile, il che significa che da un certo punto in poi il risultato diventa una faccenda squisitamente mentale. Per vincere, la mente e il corpo devono essere addestrati a lavorare come una squadra, senza virtuosismi solitari né da una parte né dall’altra.
Qual è la soddisfazione più grande che provi nello svolgere tuo lavoro?
La mia soddisfazione più grande è quella di osservare il miglioramento costante e il raggiungimento di obiettivi da parte di chi mi sceglie come suo allenatore della mente.
Progetti per il futuro?
Sto lavorando al mio prossimo libro, un testo con decine di esercizi di allenamento mentale elaborati nel corso di decenni di attività. Ti do una notizia in anteprima: il titolo sarà “Pillole di Coaching”, in omaggio alle “Pillole di Coaching” che mi hanno reso popolare in Rete, ovvero i video dedicati alla crescita personale e sportiva che ho iniziato a produrre dal 2014. Il 25 aprile 2022 uscirà la Pillola numero 200, un traguardo importante, perché in questi 8 anni i miei video hanno prodotto oltre due milioni di visualizzazioni su YouTube, un risultato straordinario, per chi non parla di videogiochi o di amenità simili…