Sebastiano Zanolli: esperto nella gestione dei team e dei conflitti organizzativi

Sebastiano Zanolli: esperto nella gestione dei team e dei conflitti organizzativi

Sebastiano Zanolli è una persona di grande impatto, in rete si parla molto di lui. La prima volta che l'ho incontrato è stata durante una convention della Confartigianato a Padova, e dieci anni fa ho avuto l'opportunità di intervistarlo per la prima volta.

Ascoltare 20 minuti Sebastiano Zanolli per me è come fare un Master di Gestione d’Impresa di alto livello, quando parla capisci al volo quanta esperienza c’è in ogni cosa che ti racconta. Seguo molto il suo blog e il suo profilo Linkedin, ho i suoi libri sulla mia scrivania…ormai illeggibili dalle troppe sottolineature che ho fatto.

Quando ho deciso di intervistare coach e manager, ho preso carta e penna e ho scritto i primi nomi delle persone che ammiro di più. Tra i primi nomi che mi sono venuti in mente c'era il suo, e speravo sinceramente che accettasse di concedermi un'intervista. E così è stato!

Grazie Sebastiano per questa intervista. Qual è stato il tuo percorso professionale?

Ho iniziato in Diesel e sono rimasto in quel gruppo molti anni e per un periodo sono uscito per andare a fare un’esperienza in Germania come direttore marketing per una linea d’abbigliamento che si chiama Originals, poi sono ritornato all’interno di Diesel.

Inoltre, fin da quando ho cominciato a lavorare, ho sempre accompagnato la mia attività manageriale con un’attività molto importante di studio e approfondimento dei temi relativi alla motivazione delle persone, mia personale che a me è sempre piaciuta tanto e che mi è stata molto utile.

Piano piano, scrivendo, dato che a me piace scrivere, ne è nata un’attività anche da formatore, da speaker, da conventioner che negli ultimi anni ho cercato di favorire e che si è rivelata un’altra mia grande soddisfazione.

Ecco, questa è un po’ la mia storia!

La cosa più importante che ti ha insegnato questo percorso?

La cosa più importante quando tu lavori come manager è imparare che nessuno ti deve niente. Se tu decidi di partecipare ad una competizione e cercare di avere anche delle responsabilità più alte, devi riconoscere che nessuno ti deve niente: non c’è scritto da nessuna parte che qualcuno necessariamente debba riconoscere uno sforzo, nel senso che in quell’ambiente soprattutto valgono i risultati.

Non è importante se hai giocato bene la partita, la domanda finale è: hai vinto o hai perso? Se hai perso non importa quanto bene tu abbia giocato perché comunque non hai ottenuto il risultato finale e, allo stesso modo, quando magari non giochi proprio bene ma ottieni il risultato finale quello è l’importante! Questa è la prima cosa che impari.

Poi impari anche che nessuno ti deve niente però tu devi tutto quanto, anche l’aiuto degli altri: nel senso che, managerialmente parlando, tu non porti a casa risultati se non hai gente con te perché manager sostanzialmente vuol dire che tu ti occupi della gestione e dell’organizzazione aziendale, quindi al manager di solito non viene chiesto di moltiplicare per 10 il fatturato in azienda, ma viene chiesto prima di tutto di mantenere quello che già c’è e di crescere in maniera organica “x” ogni anno.

I manager non sono dei rivoluzionari di solito, sono dei custodi di quello che c’è e dei garanti che faranno tutto il meglio per crescere ragionevolmente; quindi dovresti parlare più di imprenditori che dicono “questo fa 100 e adesso faremo 1.000” prendendosi dei rischi enormi, perché il manager è una persona a cui viene data un’organizzazione, un patrimonio da gestire e gli dicono: 1. intanto non perdere, 2. cresci in maniera organica 5/8% l’anno costante per i prossimi 10 anni tenendo sotto controllo i rischi.. quindi avere persone dalla tua diventa molto importante.

La terza cosa secondo ma da tenere presente è tenere sotto controllo le risorse che hai, quindi essere molto attento nel non sprecare risorse.

Quali sono le skills più importanti che deve avere un manager?

Direi che il primo punto è avere un buon rapporto con i numeri senza perdere l’umanità; sono due cose che non sempre vanno a braccetto, ma devi essere bravo anche con i sentimenti delle persone dato che sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi: è importante saper tenere insieme una mentalità molto razionale con una capacità di comprensione dei sentimenti, dato che questi vanno a muovere le persone e sfuggono alle logiche razionali!

Queste due skills appaiono anche banali nella loro definizione: avere un approccio molto razionale alle cose e d’altro canto sapere che se hai un approccio solo razionale diventerai anche poco capace di far muovere la gente, quindi serve anche una sensibilità emotiva importante.

Un’altra skill fondamentale è il senso di urgenza che ti dà velocità; quindi velocità di comprensione e velocità di reazione che secondo me è un’altra cosa che va curata.

Inoltre è importantissima la capacità di muoversi per progetto, quindi di pensare a tutto ciò che c’è dietro, a un risultato finale: quindi avere un riscontro finale e riuscire a tornare indietro passo per passo.

L’ultima è la capacità di vendere le proprie idee insieme ad una grande capacità di ascolto, perché non sempre le idee che hai sono buone, se non ascolti qualcuno potrebbe anche essere che diventi capace di persuadere le persone delle idee sbagliate.. e questo non è bene! Quindi coltivare il dubbio, secondo me, senza esagerare, è una skill importante.

Nelle persone con cui lavori quant’è importante per te l’atteggiamento rispetto le abilità tecniche? Preferiresti avere qualcuno meno bravo ma che ci mette passione o qualcuno abilissimo tecnicamente ma con un atteggiamento poco costruttivo?

Questa è una domanda difficile perché dipende dal settore e dalla situazione specifica. Se stiamo operando una persona a cuore aperto serve un tecnico, anche se non ha passione; se sto riparando un oleodotto che ha una perdita mi serve una persona iper competente che solamente lei, o lui, sa fare quel lavoro di metterci una pezza, non importa se ha passione o non ha passione, l’importante è che sappia fare il lavoro perché in palio c’è un grande rischio.

Se invece stiamo parlando di cose che non sono questione di vita o di morte ma che sono questioni di ragionevole risultato, quindi anche se tutto va male un 6,5/7 ti basta da portare a casa, allora probabilmente è meglio una persona un po’ meno capace ma dotata di grande passione perché lì il fattore tempo non è più vitale: quindi meglio una persona che ha passione e che come capacità da 1 a 10 è 7,5 piuttosto che un genio da 10 che non ha nessuna passione.

Però, ripeto, se siamo in una situazione di vita o di morte allora la competenza è preferibile, dove il tempo è fondamentale meglio la competenza alla passione e che ti sistemi la faccenda!

Quanto è utile secondo te un percorso di coaching per valorizzare le persone in azienda, per far si che vengano sviluppate le performance sia della persona e, di conseguenza, del team e organizzazione?

Adesso che non lavoro più come dipendente ma lavoro con tante aziende diverse, credo che l’idea di coaching sia un’attività molto importante però non a tutti i costi: credo che funzioni quando la persona che può essere interessata alla cosa mostra una reale disponibilità, non tanto quando viene calata dell’alto sulle persone come “da domani vi faccio fare coaching da ..” non così, così non ci credo.

Io posso mettere giù delle disponibilità e delle risorse per te per un’attività di coaching però tu mi devi dire se è una cosa che per te è interessante si o no: se mi dici no, non importa, se mi dici di si allora si prova!

Citando il tuo primo successo editoriale La grande differenza, a prescindere dalle skills di cui abbiamo parlato prima, quali sono gli ingredienti essenziali per fare la grande differenza nella vita personale e professionale?

Quando io parlo della grande differenza ognuno sa qual è la sua grande differenza, il che presuppone un lavoro su di sè che abbia chiarito un po’ qual è il significato che vuoi dare alla tua esistenza.

Per fare la grande differenza bisogna sapere qual è la grande differenza che vuoi fare e lì ognuno decide la sua: c’è chi vive per i figli, c’è chi vive per la ricchezza, c’è chi vive per far del bene al mondo, c’è chi vive per far del bene a se stesso, c’è chi vive per un orto, c’è chi vive per andare in bicicletta.. questo è assolutamente secondario.

La domanda è: vuoi fare la grande differenza? La domanda successiva è: che cosa significa per te fare la grande differenza?

Per ragionare su cosa significa per te fare la grande differenza la prima richiesta è continuare a domandarsi: qual è il significato della mia esistenza personale, professionale? Per quanto difficile possa essere e per quanto sia un percorso anche dinamico e che cambierà nel tempo perché non è detto che quello che vuoi a 30 anni sarà quello che vuoi a 50 o 60, occorre intensificarlo vedere quant’è la differenza tra una cosa e l’altra, porre le miglior condizioni per provare a farla e trovare la differenza.

Secondo me non è mai un percorso finito ma sempre un percorso in divenire fosse anche una modalità con cui definire la vita: la vita è un tentativo continuo di chiudere quel che è e che accadrà su aspettative e situazioni in cui sei.

Altrimenti, se mi domandi quali sono le capacità, una che ti citavo già prima, è quel minimo di senso di urgenza: tu sei qui, sei di passaggio, hai un tempo che non sai nemmeno esattamente quant’è.. tanto, poco, 100, 200, 1: a ognuno capita un conto diverso e sappi che non avrai tempo per sempre, quindi vedi un po’ te! Esiste un tema di urgenza, percepirlo vuol dire mettere insieme il mio obiettivo con senso di urgenza e incominciare a fare delle azioni.

Non esiste una competenza o delle skills chiave per tutti perché se tu per esempio vuoi far la differenza nel tirare su bene i tuoi figli devi avere pazienza, se tu vuoi fare trading online magari lì pazienza non la devi avere: dipende da qual è il tuo obiettivo, le competenze più specifiche possiamo discuterle, però quello del lavorare continuamente su quali sono per te, qual è il significato e sviluppare un senso di urgenza secondo me sono quelle fondamentali.

Poi se tu mi domandi managerialmente parlando torniamo a quelle di cui ti dicevo prima.

Io non sono un fanatico del successo in senso stretto. Io ho conosciuto persone di successo che non si sono mai mosse da casa loro e che hanno sempre guardato nel loro piccolo orto, hanno vissuto in pace e serenamente e hanno fatto la loro grande differenza. Quindi non necessariamente la differenza è sempre avere un Lamborghini, può esserlo come non esserlo; le skills per curare un orto o per avere un Lamborghini sono diverse, molto differenti, però quello che è comune a tutte e due è una certa chiarezza di idee “per me un Lamborghini va bene”, “per me va bene l’orto” e sapere che non avrai tutta la vita per fare il tuo orto e nemmeno per portare a casa un Lamborghini!

Di cosa parla Guerra e Pace e quale sarà il tuo prossimo libro?

Il mio ultimo libro, intitolato "Guerra e Pace", esplora le ragioni dietro i nostri conflitti, le situazioni in cui non litighiamo e le cause dei litigi disfunzionali. Nel testo, vengono condivise riflessioni profonde e strumenti pratici per riscoprire sfumature spesso trascurate e per creare un ambiente in cui l'espressione di idee diverse non sia vista come una colpa o un pericolo, ma come un'opportunità di arricchimento. Il mio prossimo libro, previsto per il 2024, si concentrerà sulla promozione della collaborazione efficace all'interno delle aziende.

Illuminante e stimolante, come sanno sempre essere i pensieri di Sebastiano Zanolli ... a me, leggerlo, fa venire "voglia di fare' 😁 Grazie Cristian Andreatini per le domande che esortano all'introspezione e sono un pungolo a migliorarsi

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